Come scegliere una chitarra elettrica: guida galattica per chitarristi in erba

Avete presente la lattina rossa della bibita gassata più famosa di sempre? Soltanto il contenitore di un beverone misterioso o una vera icona pop del ventesimo secolo?
E ora pensate alla Stratocaster; semplicemente uno strumento musicale o un “oggetto” familiare anche a chi non suona, capace di identificare come nessun’altra chitarra l’epoca d’oro del rock and roll e tutto quello che questo ha rappresentato in termini di influenza sugli usi e i costumi probabilmente dell’intero mondo occidentale e forse anche oltre.
Questa forte suggestione iconografica ha fatto sì che diversamente da altri strumenti, uno dei motivi principali per cui si decide di voler imparare a suonare la chitarra abbia a che fare con tutto un immaginario ispirato alla propria band preferita e a tutto quello che ne consegue, al punto che spesso un certo modello diviene nella percezione comune una sorta di “segno particolare” che marchierà per sempre chi la utilizza.
Va inoltre aggiunto che, anche se fortunatamente negli ultimi decenni le cose sono cambiate, qualche tempo fa era consuetudine imporre o quasi a chi avesse il desiderio di imparare a suonare la chitarra, di passare attraverso lo studio della chitarra classica o nella migliore delle ipotesi della chitarra acustica, retaggio di una vecchia mentalità, che vuole che allo studio corrisponda fatica e “dolore” prove tangibili dell’applicazione che per l’aspirante chitarrista significavano crampi, tendiniti e le “mitologiche” dita sanguinanti.
Questo passaggio proposto come necessario portava però lo studente a non considerare le enormi differenze tra la chitarra elettrica e la sua progenitrice e i reali motivi per cui dalla chitarra acustica si fosse reso inevitabile un tale salto evolutivo, ovvero la necessità dei chitarristi delle big bands di rendersi udibili anche quando suonavano in contesti dove gli ottoni, il pianoforte e le percussioni li sovrastavano.

charlie-christian96I primi esperimenti in questa direzione furono semplicemente tentativi di elettrificare le chitarre acustiche e solo successivamente grazie alle intuizioni di menti geniali come Leo Fender, Lester Polfus, Adolph Rickenbacker e altre figure meno conosciute ma in realtà non meno importanti, si arrivò alla produzione della prima solid body, che però ormai era molto di più che la semplice evoluzione della chitarra acustica anzi le conseguenze dell’introduzione della Broadcaster progenitrice della più conosciuta Telecaster da parte della Fender ebbe ripercussioni sulla musica che definire rivoluzionarie sarebbe decisamente riduttivo, si potrebbe anzi dire che il passaggio dalla chitarra acustica a quella elettrica è direttamente responsabile dell’evoluzione che dal blues condusse al pop/rock, in quanto non solo in entrambi i casi l’uno è stato il veicolo per arrivare al secondo ma una volta raggiunta la giusta popolarità si è intrapreso un percorso inverso per cui si è cominciato ad elettricare il blues e persino a utilizzare un linguaggio debitore alla musica classica con strumenti elettrici a dispetto di un purismo tradizionalista e votato all’immobilismo che comunque ha resistito fino ai giorni nostri, oltre al fatto che la diffusione della musica popolare estese il ruolo stesso della chitarra che da strumento musicale divenne una vera e propria icona culturale del ventesimo secolo.
Pertanto sarebbe giusto considerare la chitarra elettrica come uno strumento con una sua identità precisa e diversa da quelle delle sue progenitrici acustica e classica, ma nonostante ciò l’equivoco che si trattasse quasi dello stesso strumento ha resistito fino a tempi piuttosto recenti mentre sarebbe corretto proporli come strumenti simili sotto certi aspetti ma anche molto diversi sotto altri, a cominciare dalla loro costruzione fino all’approccio stesso al modo di suonare, considerando inoltre che suonare una chitarra elettrica implica l’utilizzo di un amplificatore che in un certo qual modo complica ulteriormente le cose.
Tornando all’aspetto iconografico, come già detto, la chitarra elettrica in quanto oggetto “pop”, si sceglie quasi sempre per una questione di attrazione estetica o perché è lo strumento del nostro beniamino o addirittura perché identifica un genere, trascurando spesso per ignoranza aspetti che influenzeranno in modo determinante il nostro approccio alla musica e che vanno al di là della forma del body.
La chitarra è realmente uno strumento che si “indossa” e proprio come gli abiti, è comprensibile che vengano scelti in base al nostro gusto estetico ma è fondamentale che ci facciano sentire a nostro agio, che non siano larghi o stretti, lunghi o corti e così via e siccome, a meno di non corrispondere perfettamente alle proporzione dell’uomo di vitruvio, non esiste una misura adatta a tutti è necessario provare e riprovare fino a quando non si trova il modello che ci calza perfettamente tenendo però conto che non meno importanti sono le caratteristiche sonore di quella che diventerà la “nostra” voce.

 

 IL BODY

gittler-guitar1Partendo dagli aspetti estetici la prima cosa che sicuramente colpisce di una chitarra elettrica è la forma del corpo, che diversamente dalla sua “antenata” acustica ha subito già dai primi giorni di vita tutti i capricci dei propri stessi creatori, assumendo forme che negli anni sono diventate spesso estremamente creative, sfociando anche in opere piuttosto discutibili.


Questa opportunità è data dal fatto che proprio la teoria stessa che portò alla sua nascita, parte dal presupposto che una volta che la vibrazione della corda viene captata e trasdotta da un magnete, il supporto sul quale è montato è ininfluente, permettendo sia ad aziende già avviate come Fender e Gibson sia a produttori meno conosciuti, quando non dei veri e propri artigiani, di cimentarsi nella produzione delle forme più svariate, utilizzando a volte materiali diversi dal legno, come plexiglass e carbonio o addirittura a ridurre il corpo della chitarra ad uno scheletro sufficiente ad ospitare il necessario per suonare.
In realtà questa dottrina scientifica e apparentemente innegabile, si scontra ancora oggi con un pensiero contrario, che restituisce invece al legno e alla sua stagionatura, un’importanza fondamentale nella timbrica e nella qualità stessa del suono prodotto da una chitarra elettrica e ad esempio Gibson ne ha fatto per anni il suo caposaldo arrivando ad incontrare anche guai giudiziari contravvenendo alle leggi che regolano le importazioni di alcuni tipi di piante protette.
Quindi per quanto come già detto, possa essere legittimo e comprensibile che si scelga una chitarra in base alla forma è meglio avere le idee piuttosto chiare sul tipo di timbro che vorremmo ricavarne in modo da avere un primo requisito che potrebbe essere utile a identificare lo strumento giusto.
Restringendo molto il campo potremmo dire che, salvo esemplari di liuteria particolarmente pregiati, i legni maggiormente utilizzati per il corpo sono il mogano, ad esempio nelle chitarre prodotte da Gibson e da PRS con una voce piuttosto cupa e “mediosa”, l’ontano per le Telecaster e l’acero per la Stratocaster entrambe di casa Fender più brillanti e definite sugli acuti.
In ogni caso andrebbe se non proprio sfatato almeno messo in discussione il convincimento secondo il quale sia necessario avere una determinata chitarra per suonare un certo genere o avere la stessa chitarra di tal dei tali per poter suonare le sue canzoni e l’ideale sarebbe lasciarsi influenzare il meno possibile da questa teoria e sperimentare diversi tipi di strumenti in maniera oggettiva.


In realtà la principale discriminante tra uno strumento acustico e uno elettrico è proprio data dalla differente modalità di emissione del suono e se nel primo caso l’esistenza di una cassa di risonanza permette di ascoltare una chitarra acustica anche in mancanza di amplificazione, nel caso della chitarra elettrica il suono sarebbe talmente basso, da risultare inudibile, ancora di più se inserito in un contesto di gruppo.
Per questo motivo nel caso della chitarra elettrica non viene utilizzato un microfono tradizionale per riprendere il suono dello strumento e per poterne sentire la voce è necessario un “miracoloso” marchingegno e per quanto entrambi condividano l’appartenenza alla categoria dei trasduttori, i due dispositivi hanno caratterisitche funzionali diverse.

 

IL PICK UP

Single CoilSenza soffermarci su aspetti troppo tecnici, il compito del pick up è quello di “captare” la vibrazione della corda e convertirla in un segnale elettrico da inviare all’amplificatore, ma le differenze di risposta in frequenza da un tipo ad un altro possono essere determinanti.

Fondamentalmente i pick up si dividono in due grandi categorie ovvero i single coil e gli humbucker e se i primi al netto di una maggiore rumorosità hanno una timbrica più brillante e definita sugli acuti, i secondi sono invece più cupi e con un uscita più elevata che permette di saturare più facilmente le valvole dei preamplificatori oltre che concepiti per sopprimere il tipico “hum” dei pick up a bobina singola.
Va considerato che la timbrica viene influenzata anche in base alla zona nella quale il pick up viene installato e un single coil montato al manico può avere una timbrica più chiusa e un humbucker al ponte è sicuramente più squillante.

HumbuckerVolendo tirare qualche rapida conclusione, si potrebbe dire che se il vostro obbiettivo è un suono principalmente orientato sulle alte frequenze sarebbero da escludere chitarre come le Gibson o le PRS che montano solo humbucker e viceversa se preferite un suono medioso escludere le Stratocaster, in realtà forse l’ideale sarebbe quello di prediligere chitarre con configurazioni ibride per poter fare l’orecchio alle differenze tra i vari p.u.

In questo senso oltre a eventuali modelli già esistenti, la Stratocaster e la Telecaster o comunque chitarre che ad esse si ispirano, sono indubbiamente le sei corde che si rivelano più versatili per quanto riguarda la possibilità di configurarle secondo i propri obbiettivi e il fatto che siano diventati degli standard imitati da moltissimi produttori, permette anche di entrare in possesso di repliche a costi decisamente più avvicinabili, rimane però altrettanto valido quanto già detto per il tipo di legno.
Nessun pick up vi costringerà a suonare un determinato genere e a meno che non vogliate attenervi precisamente ad un suono di riferimento è sempre meglio sperimentare perché a conti fatti il suono di una chitarra è semplicemente nelle mani del musicista e potreste scoprire che il bellissimo timbro della chitarra di Arthur Dent (???) centra pochissimo con il vostro e niente vi impedisce di improvvisare un fraseggio jazz con il suono aperto di una Stratocaster o di fare pop con i potenti doppia bobina della Les Paul e anzi sottostare a questi “dogmi” è a mio parere un ostacolo alla propria creatività.

 


Esistono altre caratteristiche meno evidenti che chi si appresta a comprare una chitarra senza il sostegno di un maestro o una persona competente rischia di trascurare e che possono compromettere molto il rapporto con lo strumento.
Come già detto la chitarra elettrica deve avere una sua “vestibilità” che ovviamente varia da persona a persona e dedicare una certa attenzione a questi particolari può rendere l’apprendimento meno faticoso e quindi più produttivo oltre che divertente.

 

IL MANICO E LA TASTIERA

profili-maniciLa forma del manico e la sua dimensione hanno una responsabilità enorme sulla suonabilità dello strumento ed è bene ridurre al minimo e se possibile eliminare completamente le sensazioni di disagio, scegliendo un manico che si adatti alla nostra mano.
Convenzionalmente per indicarne il profilo si utilizzano le lettere “C”, “U” e “V” che ne richiamano visivavamente la forma e possono essere più o meno accentuati, ma esistono anche manici costruiti su specifiche richieste di alcuni chitarristi che sono variazioni su “misura”

La tastiera si caratterizza per il raggio della sua curvatura ovvero il radius e anche se la logica suggerirebbe che per l’esecuzione di note sia meglio una tastiera quasi piatta e viceversa per l’esecuzione di accordi, specie con il barrè, sia preferibile una tastiera con una accentuata bombatura, è molto probabile che le sensazioni possano cambiare da persona a persona e quindi il suggerimento è

Radiussempre quello di fare più prove possibili con misure diverse perchè anche in questo caso non esistono regole e la preferenza per una misura o per un’altra può risultare assolutamente soggettiva.
A titolo informativo è bene sapere che il valore di radius identifica il raggio di un cerchio immaginario, del quale la sezione della tastiera è un segmento “ritagliato” dalla sua circonferenza, pertanto più piccolo sarà il raggio, più piccolo sarà il cerchio e più la tastiera sarà quindi bombata e ovviamente viceversa una tastiera quasi piatta, avrà un radius molto grande.

Servendoci della figura, si può dire che una tastiera con un radius di 12″ sarà certamente più piatta di quella con un raggio di 7,25″ ma tra questi due valori se ne possono trovare molti altri che permettono di personalizzare il proprio approccio con lo strumento ed esistono addirittura casi di strumenti di particolare pregio che hanno radius diversi a seconda della parte della tastiera, ad esempio più piatta nella zona prossima al body e più arcuata vicino al capotasto.

 

 LA SCALA


La scala di una tastiera ovvero la sua lunghezza dal capotasto al ponte ha anch’essa un ruolo determinante e le differenze cominciano ad essere particolarmente apprezzabili una volta acquisita una tecnica sufficiente ad eseguire tecniche espressive quali ad esempio i bending, mentre le caratteristiche timbriche sono certamente percepibili anche nei primi approcci con lo strumento.
La maggiore tensione della corda necessaria su una scala lunga tipica delle Fender con i suoi 647,70 millimetri determina, al netto di una maggiore fatica nel premerle, una spiccata brillantezza del suono, un attacco praticamente immediato e una maggiore durata della sua oscillazione, anche se a scanso di equivoci è bene dire che nella pratica questa vibrazione non si traduce in un sustain più lungo, che è invece da attribuire ad altre componenti come ad esempio il tipo di ponte, i legni e non ultimo un set up specificatamente indirizzato a quello scopo.
Di contro però la scala corta delle Gibson ha ovviamente tasti più stretti che possono rendere meno facile l’utilizzo della zona più alta della tastiera specialmente se si hanno mani piuttosto grandi, ma che sono certamente un vantaggio per l’esecuzione di fraseggi veloci o accordi a più voci.
Va comunque considerato che si tratta in ogni caso di differenze millimetriche e che le difficoltà che ne derivano possono essere superate con un po’ di pratica e nonostante tendenzialmente la Stratocaster sia considerata una chitarra più ostica da domare mentre la Les Paul al contrario abbia la fama di chitarra più facile, molti sarebbero pronti a sostenere il contrario.


L’intento di questo articolo era quello di fornire a chi si appresta ad acquistare la sua prima chitarra, ma anche a chi ne possiede già una e vuole aggiornare la propria scuderia con un modello più “suo”, le informazione necessarie a fare una scelta più razionale e il più possibile soddisfacente e in qualche modo il senso si può riassumere nel consiglio di non prendere per oro colato nessuna guida, compresa quella che avete appena finito di leggere, ma di cercare di “indossare” più chitarre possibili e individuare soprattutto quali sono le cose che non vi soddisfano.
Se dedicherete un po’ di attenzione a questi aspetti, magari facendovi aiutare da qualcuno con più esperienza o da un insegnante sarete in grado di trovare il manico giusto per voi, o il body che vi “veste” meglio e con uno strumento “amico” vi garantirete, un’impostazione corretta, miglioramenti più rapidi e ore e ore di grandissimo divertimento, che continueranno ad alimentare la vostra passione.
In bocca al lupo e buona musica.


Se vi fa piacere fare due chiacchiere sull’argomento, ci vediamo sul FORUM

Fonti Iconografiche:

  1. http://www.campusfive.com/swingguitarblog/2010/7/1/rhythm-guitar-posture-yes-it-makes-a-difference.html
  2. http://www.vintageandrare.com/uploads/products/25370/125776/original.jpg
  3. http://www.bluestarmusic.com/assets/images/sd/seymour_duncan_ssl-3_white.jpg
  4. http://www.dimarzio.com/sites/default/files/imagecache/product_pickup/dp156bk_0.jpg
Moreno Viola Written by: